FaceApp e privacy: come tutelarsi

FaceApp e privacy: come tutelarsi

Serve a invecchiarsi, tingersi i capelli o vedere la propria versione maschile o femminile: si chiama FaceApp ed è l’applicazione del momento. È stata scaricata circa 80 milioni di volte, ma ha raccolto molte più immagini, dato che si possono elaborare anche foto altrui.

Già diffusa nel 2017, ma notevolmente migliorata in questo periodo grazie all’intelligenza artificiale, è in grado di partire da un semplice ritratto per restituire in pochi secondi un’immagine modificata molto realistica.

La sua improvvisa (ed effimera, probabilmente) popolarità non ha risparmiato giovani, adulti e vip e ha invaso i social di foto artificialmente invecchiate. Almeno finché qualcuno ha lanciato l’allarme.

FaceApp ruba i nostri dati biometrici?

Questo era più o meno il contenuto dei primi articoli-denuncia, diffusi a partire dalla prima metà di luglio. Ma cosa significa? Ed è vero?

Partiamo dal concetto di dato biometrico: si tratta di un’informazione biologica o comportamentale appartenente a una specifica persona, che alcuni sistemi (biometrici, appunto) sfruttano per identificarla con precisione.

È facile intuire che chiamare un selfie dato biometrico è esagerato: solo se combinato a decine di altre informazioni simili, infatti, potrebbe permettere a un sistema di identificarci con certezza. Preso così com’è non è altro che una foto del tutto simile a quelle che pubblichiamo ogni giorno di nostra spontanea volontà, e che sono di default protette dal diritto d’immagine.

L’allerta però non era del tutto sbagliata.

Applicazione faceapp

Come funziona FaceApp

Il primo dei motivi per prestare attenzione risiede nella vaghezza dei termini d’uso di FaceApp. Sviluppata e gestita in Russia, non è soggetta alle regole europee del GDPR e non presenta un’informativa completa al momento del download.

Quindi, l’utente accetta i termini e le condizioni d’uso semplicemente scaricando l’applicazione. I principali punti critici sono due:

  • L’assenza di indicazioni precise sulle finalità per cui l’applicazione potrebbe decidere di condividere le immagini con le società affiliate.
  • L’assenza di informazioni chiare sulla destinazione delle immagini condivise dagli utenti (passano temporaneamente dai server russi? Ci rimangono?)

Faceapp informativa

Qualche dubbio è sorto anche sulla trasparenza delle operazioni svolte da Wireless Lab, la società sviluppatrice dell’app. Fondata a San Pietroburgo, risulta però registrata a Delaware, sulla East Coast. In più, rispetta le regole russe ma sostiene di utilizzare i server di Amazon, disposti tra Canada e Stati Uniti.

In seguito a queste osservazioni, gli sviluppatori sono stati interpellati direttamente e hanno rilasciato una dichiarazione che però non è stata del tutto esaustiva. Nel documento, ad esempio, si conferma che le immagini caricate dagli utenti vengono trasferite sui server russi, quindi modificate e rimandate agli smartphone pochi secondi dopo, ma si afferma anche che “la maggior parte del materiale” permane sui server per “non più di 48 ore” e poi viene cancellato.

Quantomeno, da questo momento all’avvio dell’applicazione si visualizza un breve messaggio informativo.

Come proteggere i propri dati

A chi non volesse rischiare violazioni, quindi, non rimarrebbe molta scelta se non evitare di scaricare FaceApp. Se però l’avete già scaricata e utilizzata potete quantomeno richiedere la cancellazione di tutti i dati a cui avete dato accesso.

Faceapp privacy

Il processo non è molto intuitivo: aperta l’applicazione, bisogna andare in Impostazioni, quindi in Supporto, e nell’area Segnala bug e invia i registri bisogna selezionare la voce Richiedi rimozione dei tuoi dati dal server, spesso indicata nell’inglese Request cloud data removal.

In questo modo parte una richiesta automatica che garantisce (secondo le fonti più aggiornate) la cancellazione delle foto caricate in precedenza, nel rispetto della normativa vigente.

Come regola generale, comunque, è bene ricordare che FaceApp non si comporta in modo troppo diverso dalle altre applicazioni che usiamo quotidianamente e a cui (più o meno consapevolmente) lasciamo libero accesso ai nostri dati, alle nostre foto e ai nostri spostamenti.

Anche se l’attenzione dedicata al tema in questi giorni è molto importante, è altrettanto fondamentale ricordarsi di rivolgerla a tutti i nostri comportamenti digitali, per essere detentori informati di uno dei beni più preziosi del nostro tempo: i dati personali.

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